In collaborazione con il prof. Marco Giovagnoli dell’Università di Camerino.
Come segnalato in un’indagine di Openpolis, un report di Oxfam ha messo in luce una realtà allarmante: le disuguaglianze economiche a livello globale non solo persistono ma sono in aumento. Secondo il report, le fortune delle cinque persone più ricche del mondo sono raddoppiate dal 2020, mentre 4,8 miliardi di persone, oltre la metà della popolazione mondiale, sono oggi più povere rispetto al 2019. Questa dinamica non risparmia l’Europa, contrariamente a quanto si potrebbe sperare, delineando un quadro di crescente disparità economica.
Disuguaglianze in Europa: l’evidenza dei dati
Il fenomeno delle disuguaglianze si manifesta con particolare evidenza anche all’interno dei singoli paesi europei. Il World Inequality Lab, specializzato nello studio delle disuguaglianze sia tra che all’interno dei paesi, ha rilevato un aumento delle disparità nella distribuzione sia del reddito che della ricchezza. Nel 2022, il 10% più benestante in Europa deteneva, in media, il 35,5% della ricchezza nazionale, con l’1% più ricco che possedeva l’11,4% del reddito totale. L’Italia si è classificata sesta nell’Unione Europea per l’ampiezza di questo divario.
Il reddito nazionale e la concentrazione della ricchezza
Analizzando il reddito nazionale, che comprende sia i salari sia i redditi derivanti dalla ricchezza individuale (come interessi e dividendi), si osserva che Bulgaria e Danimarca presentano le percentuali più elevate del reddito nazionale detenute dall’1% più ricco, rispettivamente con il 18,7% e il 18,6%. Al contrario, Repubblica Ceca, Belgio e Slovacchia mostrano le percentuali più basse. L’Italia, con il 13,6%, emerge come il sesto paese dell’UE per ampiezza del divario di reddito.
Sebbene la quota di reddito nelle mani delle persone più ricche sia leggermente aumentata negli anni, notevoli sono le variazioni tra i paesi. Dal 1980 al 2022, l’Italia ha registrato uno dei maggiori incrementi (+7 punti percentuali), il più elevato tra i paesi più popolosi dell’UE, sottolineando un marcato accentramento delle ricchezze.
L’uguaglianza in Italia nel 2023: tra percezioni e dati
In un’era segnata da profonde trasformazioni sociali ed economiche, l’Italia si confronta con le sfide di uguaglianza e coesione sociale.
Percezioni e dati: un dialogo complesso
La comprensione dell’uguaglianza in Italia richiede un’analisi equilibrata tra la percezione soggettiva, basata su esperienze personali e influenzata dalle notizie, e l’interpretazione oggettiva tramite dati e ricerche. Fonti affidabili come Openpolis, Censis e Istat forniscono un quadro informativo dettagliato. Tuttavia, la loro lettura richiede un’attenta valutazione. I dati possono semplificare la complessità della realtà e a volte essere manipolati per scopi politici, rendendo fondamentale un approccio critico e ponderato nell’analisi.
Il paradosso dell’occupazione
Focalizzandosi sull’occupazione, emerge un interessante paradosso. I criteri adottati dall’Istat per definire l’occupazione spesso non riflettono pienamente la realtà di ciò che si intende per lavoro reale e dignitoso. Un lieve incremento percentuale nell’occupazione può essere enfatizzato o denigrato a seconda degli interessi politici, mettendo in luce la necessità di un’interpretazione critica dei dati per evitare letture superficiali o ingannevoli.
Disuguaglianze economiche e l’Indice di Gini
Un indicatore chiave nelle discussioni sulle disuguaglianze è l’Indice di Gini, che misura la disuguaglianza economica. L’Italia non ha mostrato miglioramenti significativi in questo ambito, riflettendo una tendenza globale influenzata dalle scelte politiche e di sviluppo economico degli ultimi decenni. Questo indice richiede un’analisi cauta, considerando che i redditi dichiarati non sempre corrispondono a quelli effettivamente percepiti.
Oltre l’economia: aspetti sociali e territoriali dell’Uguaglianza
Analizzare l’uguaglianza in Italia richiede di guardare oltre l’economia. L’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro, ad esempio, rappresenta un settore in cui il paese mostra significative lacune, aggravate dalla pandemia di COVID-19. Inoltre, l’uguaglianza territoriale rivela differenze nell’accesso ai diritti di cittadinanza, evidenziando la necessità di politiche più inclusive che riducano le disparità regionali.
Uguaglianza di genere: una battaglia ancora da vincere
L’Italia continua a essere vista come la “pecora nera” dell’uguaglianza di genere nel lavoro tra i paesi avanzati. Nonostante le leggi a sostegno della parità di genere, il divario di occupazione tra uomini e donne rimane significativo. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questa situazione, spingendo molte donne verso l’occupazione part-time, spesso involontaria, e riducendo l’efficacia delle politiche attive per l’inserimento femminile nel mercato del lavoro. Queste tendenze non solo minacciano i progressi verso l’uguaglianza di genere ma rischiano anche di compromettere la coesione sociale, evidenziando la necessità di politiche mirate e di un impegno rinnovato per affrontare queste sfide.
La disparità territoriale: un ostacolo alla coesione
L’uguaglianza territoriale rappresenta un’altra dimensione cruciale della discussione sull’uguaglianza in Italia. Le differenze nell’accesso ai servizi, alle opportunità economiche e ai diritti di cittadinanza tra le varie regioni del paese sono fonte di crescente preoccupazione. Questa disparità si manifesta in modo particolare tra il Nord e il Sud del paese, ma anche tra le aree urbane e quelle rurali o montane. La fuga dei giovani dalle regioni meno sviluppate evidenzia la gravità del problema e solleva interrogativi sulle politiche necessarie per promuovere un maggiore equilibrio territoriale.
Il futuro dell’uguaglianza
Affrontare le sfide dell’uguaglianza in Italia richiede un approccio che consideri le complesse interazioni tra economia, genere, territorio e altri fattori sociali. La coesione sociale dipende dalla capacità di garantire a tutti i cittadini l’accesso equo alle opportunità e ai diritti, indipendentemente dal genere, dalla geografia o da altri fattori discriminatori.
Il futuro dell’uguaglianza in Italia si giocherà sulla capacità di adottare politiche inclusive che tengano conto delle diverse realtà e necessità dei cittadini. Questo implica un maggiore investimento nelle aree svantaggiate, politiche attive per promuovere l’uguaglianza di genere nel lavoro, e un impegno costante nel monitorare e aggiustare le strategie in base ai cambiamenti sociali ed economici.