Ora che lo sai? #6 - L'11 ottobre di Mohi

Quando Mohi mi raccontò la sua storia, di come e perché lasciò la Siria e di come arrivò in Italia, lo fece per tutto il tempo con sguardo accogliente, come se fosse più suo il bisogno di accogliere piuttosto che di sentirsi accolto.

Mohi è così. La maggior parte delle nostre telefonate, quelle dopo lunghi mesi trascorsi senza sentirci, terminano puntualmente con un “pregherò per te, Lucia”. E a me questa cosa fa sempre un po’ sorridere. Sorrido di affetto e stima, s’intende, immaginando il mio amico che trova il tempo e le energie per pregare in arabo il suo Allah anche per me, italiana, di origini cristiane, agnostica, e che può vivere ancora nel paese in cui è nata, potendo farci ritorno tutte le volte che lo desidera. Invece lui sorride divertito quando nel chiamarlo faccio anche riferimento al significato del suo nome: “Mohi, che ricorda il bene”, gli dico. Mohi lo fa davvero, lui si sforza sempre di ricordare il bene, soprattutto, e nonostante tutto, dopo l’11 ottobre 2013, quando scampò al naufragio che causò la morte di circa 300 persone al largo di Lampedusa.

Quando a quel tavolo gli chiesi la sua età, Mohi mi rispose: << Sono nato in Siria 33 anni fa. Sono rinato 6 anni fa in Italia >>. 

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