Patchwork #2 - Terrazzamenti e cambiamenti climatici

Lunedì 25 luglio. Giornata calda, vero? Sapevi che da pratiche antichissime viene la conoscenza di come affrontare anche oggi il caldo e i cambiamenti climatici?

Prima di leggere, visto che parliamo di soluzioni trovate dalla comunità
e per la comunità, ti vorremmo proporre tre storie dai nostri amici di
NEWS48.

Tre storie che ti consigliamo, così come ti consigliamo di fare un giro con noi a Pantelleria per questa storia raccontata dal magazine Yes!

Buona lettura!

Questa antica tecnica agricola potrebbe offrire 
una soluzione ai cambiamenti climatici?

 
I terrazzamenti sono stati utilizzati per secoli al fine di prevenire incendi, mitigare le temperature e rendere possibile la pratica agricola anche quando l’acqua scarseggia.
 
Guia Baggi , 7 luglio 2022
 
Circondata dalle acque dello stretto di Sicilia nel profondo sud d’Italia, l’isola di Pantelleria è formata da 32 miglia quadrate di rocce vulcaniche nere senza fonti di acqua potabile eccetto i circa 40 cm di pioggia che cadono ogni anno. Le tracce del primo terrazzamento agricolo risalgono all’Età del Bronzo, 16 secoli prima di Cristo. Su questi terrazzamenti, i vigneti di Zibibbo crescono all’interno di cavità, così da intrappolare l’umidità vicino alle radici. Poi ci sono gli uliveti, anch’essi di bassa statura. E dai muretti a secco sporgono i capperi, l’altra grande coltura locale.
 

Questi muri si estendono in file di pietre, accatastate le une sulle altre senza l’uso di cemento o malta, mantenendo il terreno fertile e creando terrazzamenti, strisce di terreno pianeggiante lungo le pendici. Queste strutture immagazzinano il calore durante il giorno, e di notte, quando la brezza marina incontra il calore della superficie, l’aria umida condensa, formando la rugiada. Le pietre aiutano a incanalare queste minuscole e preziose gocce d’acqua nel sistema di drenaggio del muro, distribuendole lungo il terriccio assetato.

 
Su questa isola del Mediterraneo, come in altre parti d’Italia e del mondo, architetti, ricercatori, agronomi e altri professionisti hanno riscoperto il valore di antiche pratiche agricole, come i terrazzamenti, quali strategia di resilienza ai fenomeni climatici estremi e di preservazione della biodiversità e dell’eredità culturale. Poiché il cambiamento climatico influenza la disponibilità di acqua nel Mediterraneo, le pratiche agricole tradizionali provenienti da aree con scarsità idrica, come Pantelleria, potrebbero offrire delle soluzioni.
 
“Possiamo imparare da questo, senza essere tradizionalisti, romantici o nostalgici, guardando al nostro futuro,” dice l’architetto Giorgia De Pasquale, ricercatrice e assistente all’Università Roma Tre, cresciuta a Pantelleria.  “Possiamo trovare alcune innovazioni che rispettino allo stesso tempo l’equilibrio dei nostri ecosistemi e dell’ambiente.”
 
I geografi stimano che un tempo i terrazzamenti coprivano tra i 200 mila e i 300 mila ettari lungo tutta la penisola italiana. Ma a oggi solo circa 170 mila ettari sono visibili dalle mappe e dalle immagini satellitari; Pantelleria è il comune con più terrazzamenti. De Pasquale ha paragonato le mappe aeree tra il 1950 e il 2016, scoprendo che grosso modo un quarto delle aree rurali è stato abbandonato, per lo più terrazzamenti. Dei circa 5.900 ettari terrazzati a Pantelleria, meno della metà sono attualmente in uso.
 
“Dal 1950 in poi, abbiamo perso soprattutto le aree agricole terrazzate” dice De Pasquale, “in gran parte in favore dei boschi.”
 
I terrazzamenti richiedono un lavoro intenso che non può essere facilmente meccanizzato e piuttosto in disuso, nonostante la sua popolarità in quasi tutti i continenti. La crisi climatica in atto ha tuttavia rivitalizzato la pratica del terrazzamento, secondo un recente rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico sulle soluzioni per il degrado del suolo. La pratica sarebbe infatti riconosciuta  come una preziosa forma di adattamento, sia là dove le precipitazioni si stanno facendo più frequenti  o più intense, sia in luoghi dove  queste stanno invece diminuendo.
 
Oltre alla capacità di ritenzione idrica,  i terrazzamenti coltivati offrono una moltitudine di benefici ambientali. A  Pantelleria, per esempio, un caso di incendio nel 2016 ha ancor più evidenziato l’importanza relativa alla cura  dei terrazzamenti . Le fiamme hanno bruciato un’area grande due volte e mezza l’area del Parco Centrale intorno alla Montagna Grande, il rilievo più alto di Pantelleria, e il Monte Gibele, proprio pochi mesi prima che la maggior parte dell’isola diventasse un parco nazionale. Ma nelle parti centrali dell’isola i terrazzamenti agricoli hanno fermato l’avanzare delle fiamme.
 
“Nella Valle del Monastero, solo la cima della collina è stata danneggiata dal fuoco,” dice Graziella Pavia, agronoma locale che precedentemente ha operato come assessore all’Agricoltura per il comune. “Le fiamme si sono fermate alla collina, perché lì hanno trovato solo terra coltivata, ed è molto difficile che i lotti coltivati brucino.”
 
I terrazzamenti possono essere di aiuto anche in caso di eventi meteorologici come le alluvioni, sempre più probabili con il cambiamento climatico.
 
“Stiamo assistendo a eventi piovosi estremi e, allo stesso tempo, a prolungati periodi di siccità,” dice Alessandro Sardella, geologo dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISAC), dove lavora come ricercatore nell’unità dedicata alla conservazione dell’eredità culturale.
 
“Strisce di terra ben curate con muri ben mantenuti hanno maggiori possibilità di ridurre il rischio di erosione, il rischio di frane dovute a eventi estremi, così come di favorire l’infiltrazione dell’acqua, tamponando gli effetti durante questi lunghi periodi (di siccità),” dice.
 
Ma i muri in pietra trascurati sono di poco aiuto,  potendo addirittura inasprire frane, erosioni e incendi, se ricoperti da vegetazione secca. Negli ultimi 4 anni, Sardella, insieme all’ente no-profit Dotteolie e al CNR-ISAC, ha promosso delle iniziative tese a ripristinare i terrazzamenti sulle Isole Eolie, un arcipelago più in alto lungo lo stivale italiano, dove si stima che circa il 90% dei terrazzamenti esistenti sia abbandonato. Durante i seminari organizzati in partenariato con altri enti, tra cui  il  settore italiano dell’Alleanza Mondiale per i Paesaggi Terrazzati (ITLA), Sardella ha spiegato a cittadini e proprietari terrieri locali come costruire o poter riparare muri in pietra attraverso l’utilizzo di tecniche tradizionali.
 
L’ITLA è stata formata in Cina nel 2010 allo scopo di creare una rete tra coloro che lavorano ai terrazzamenti, dagli agricoltori ai costruttori, inclusi architetti, accademici e attivisti, e per fare luce sulle sfide che interessano questi terreni e rilanciarli. Da allora, ITLA ha raggiuto 315 membri, provenienti da 35 paesi diversi, e si è radunata 3 volte, compresa una nel 2019 a Madeira, e alle Canarie, realtà che condividono con Pantelleria alcune tecniche agricole.
 
Pavia afferma che questo genere di congressi è importante perché consente di condividere idee su come tenere vivi i terrazzamenti agricoli. “Incoraggiano i confronti e lo scambio di soluzioni comuni, attingendo alle esperienze degli altri,” dice.
 
L’agronoma crede che le isole del Mediterrano abbiano molto da insegnare in termini di resilienza, rispetto a sistemi di approvvigionamento più complessi. “Senza dubbio abbiamo avuto anche degli anni molto brutti,” dice. “Tutta l’isola ha sofferto molto.” Ma mantiene la speranza che i terrazzamenti li aiuteranno a sopravvivere a futuri periodi di siccità. Queste tecniche agricole, sviluppate in contesti con poche risorse, offrono importanti spunti per il futuro, dice. “ A mio avviso, i terrazzamenti potrebbero permetterci di preservare il territorio così come di (contribuire a) nutrirci a livello micro e localizzato”.
 

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Questa storia è parte di SoJo Exchange dal Solutions Journalism Network, un’organizzazione no-profit dedicata a riportare con rigore risposte a problemi sociali.